PRESENTAZIONE

Umberto Cecchi
presidente del Teatro Metastasio

 

Contemporanea Festival è arrivato, percorrendo un itinerario denso di successi, ma soprattutto portandosi dietro sempre nuove e importanti esperienze, alla sua undicesima edizione. Parlo prima di tutto di esperienze. Perché è grazie a quelle che i diversi cartelloni, ricchi di nomi importanti sia di attori e registi che di teatri d'Europa, hanno consegnato agli spettatori sempre interessati, che sono andati via via aumentando nel corso del tempo, e a noi stessi (che siamo arrivati a poter presentare programmi attentamente calibrati, e sempre più impegnati a farci conoscere il nuovo teatro sperimentale, non solo europeo), momenti di ricerca assolutamente originali, scambi di idee e di tecniche, che hanno permesso sia a noi che ai nostri spettatori di essere sempre un passo più avanti di quanto non lo sia gran parte del teatro nazionale. E non solo nazionale.

Anche quest'anno, più di quanto non sia accaduto negli anni scorsi, l'impegno dei curatori è stato quello di andare alla ricerca di tecniche, proposte, intuizioni e metodi che finiscono per conferire ai vari progetti in programma un alone di scientificità applicata al mondo della ricerca teatrale. La quale non si basa mai o soprattutto solo sulla fantasia, ma necessita sempre più di un apporto che derivi da altre branche della cultura post-post-umanistica: quella della comunicazione totale vista sotto tutti i suoi aspetti che oggi si mostrano sempre più diversificati; quella dell'immagine che dalla foto alla televisione, dal cinema ai vari blog, dall'arte visiva sempre più vivace e fattiva tende a essere protagonista di primo piano, rivoluzionando sistemi e ampliando metodi d'applicazione; quella degli audiovisivi che hanno fatto negli ultimi anni notevoli mutamenti estendendo sempre più le proprie capacità sia tecniche che sceniche.

Tutte cose, queste, che disegnano nel mondo della spettacolo una nuova geopolitica che è frutto delle convulse ma anche immensamente creative evoluzioni del mondo della tecnica che sta infrangendo barriere fino a ieri impensate e oggi, almeno in apparenza, più facilmente abbordabili per tutti i settori culturali. Contemporanea, nelle sue scelte, tiene costantemente a rispettare il mantenimento di un dialogo serrato, sempre attento e interessante fra il contemporaneo e il passato, consapevole che il futuro arriva dalla sintesi di questi due momenti, ognuno dei quali, pur nei suoi ampi margini di espressione, nei quali tutto è contenuto, viene considerato con la massima attenzione: dall'odeon greco - dove si esprimeva ad ogni recitazione la potenza degli dei e del fato sull'uomo - alla lanterna magica delle prime immagini proiettate - dalle quali emanava un nuovo tipo di cultura fortemente legata all'uomo e a una borghesia incombente dominata dalla scienza - alle sperimentazioni dei meccanismi comunicativi e visivi, finiti in orbita con le tecnologie aeronautiche e ripiombati poi sulla terra come strumenti quotidiani, sia per la ricerca scientifica che per la vita quotidiana e lo spettacolo è oggi il tessuto connettivo di una teatralità totale, come la definiscono gli americani nelle loro performance Off-Off Broadway, e ora Off-Hollywod, delle quali appena adesso i nuovi critici cominciano a prendere atto, e iniziano a riflettere sui risultati.


Altra caratteristica di Contemporanea è lo stretto legame internazionale ed estremamente collaborativo, intrecciato fra i vari teatri, iniziative tendenti a creare una sintesi fra i diversi modi di interpretare il mondo delle scene, e contatti sempre più approfonditi per aprire una grande 'via del teatro' che unisca Est a Ovest e che cerchi di attenuare le divisioni fra queste due culture che si contendono da secoli un primariato intellettuale. Torniamo così al problema di una geopolitica della letteratura e dello spettacolo, che non è affatto da meno di quelle della tecnologia e dell'economia, che forse sono le più dibattute e contese. Ma non sempre le più importanti in assoluto. Il fatto che le scuole a insegnamento classico chiudano i battenti ci dà un indice del punto al quale è arrivata la metamorfosi catastrofica del lavoro e della cultura nazionale.


Accanto a Scena contemporanea, avremo anche quest'anno la sezione dedicata al teatro dei più piccoli con Contemporanea ragazzi e non vanno dimenticate le Connessioni contemporanee che metteranno a contatto l'internazionalità con la residenzialità. La città a tu per tu con il mondo: le idee che vengono veicolate dai gruppi giovanili cittadini, che offriranno non tanto un confronto, quanto un panorama interessante dello stato dell'arte del nostro teatro più giovane, che è anche consapevolmente fattivo. Insomma che non è mai una semplice accademia, ma il prodotto di una continua ricerca e di un impegno molto serio.


Contemporanea, quest'anno, propone anche un seminario di studio che rientra nel grande quadro di ricerca effettuata da sempre negli ultimi anni dal Metastasio, Stabile della Toscana. Il tema è di estrema attualità e la sua discussione dovrebbe portare a chiarire il ruolo delle 'residenze creative', che talvolta, ormai da tempo, presenta risvolti che richiedono necessari assestamenti e chiarimenti sullo stato dell'arte e su assetti che si vanno facendo sempre più oggetto di dibattito, in special modo, ovviamente, fra gli addetti ai lavori. Mi auguro che il seminario di studi su Nobiltà e miseria delle residenze creative contribuisca a offrire soluzioni sempre più razionali a temi ancora irrisolti sul sistema gestionale e organizzativo delle residenze creative. Mi auguro anche che il ricco cartellone di Contemporanea sia di gradimento per i nostri spettatori. E devo ringraziare per questo tutti coloro che nell'ambito del nostro teatro si sono impegnati alla riuscita del festival. Ognuno nei propri settori, con il solito entusiasmo e la medesima fattività di sempre.

 

Paolo Magelli
direttore del Teatro Metastasio

 

Contemporanea Festival è giunto all'undicesima edizione, ed è veramente impressionante ripercorrere fino alla sorgente il fiume di proposte che il nostro festival porta con sé dalla sua nascita.

Molti degli artisti che hanno partecipato a Contemporanea agli inizi della loro carriera sono oggi personaggi che risultano insostituibili nel panorama della cultura internazionale.

Ma che uno dei compiti di Contemporanea fosse andare oltre una 'misurazione del polso' delle tendenze artistiche odierne era cosa evidente. Evidente ma non facile, perché non è facile distinguersi dai tanti festivals che spesso s'impantanano nella melma delle Rassegne, e non è facile mantenere con forza la barra della barca dritta, in tempi burrascosi come questi, in queste acque buie, alla ricerca delle luci del futuro.

Contemporanea segue questa rotta con la forza della fantasia e con la consapevolezza delle proprie responsabilità non solo artistiche, ma anche politiche direi.

Pochi giorni fa rileggevo un delizioso testo di Freud, “Homo, Homini Lupus” (da “Jenseits des Lustprinzips, 1920”), dove il grande Sigmund spiega, con la semplicità del genio, la cattiveria, l'imbecillizazione, il deserto spirituale della società che non pianifica l'arte, la cultura, come elemento centrale del proprio sviluppo, e mette la politica, tutta, sul banco degli accusati.

Ecco perché dico che il ruolo che questo nostro Festival ricopre è anche di natura squisitamente politica. Il nostro compito è di lottare per far crescere le nostre idee.


La nostra lotta è produrre e distribuire più cultura, e non accettare gli alibi della politica della crisi, perché la crisi, quando non è un alibi, è il prodotto di una collettività culturalmente immatura, che non riesce a vedere vie d'uscita a causa della propria arretratezza.

"Con un indotto scolastico che preveda fin dagli asili nido lingue straniere, ore e ore di arte, teatro, musica e che rafforzi nella crescita scolastica via via il concetto della bellezza e della discussione filosofica, in quindici anni si cambia un popolo" scriveva a ragion veduta Lukács...

Utopia? Noi speriamo di no e cerchiamo di mettere le nostre speranze sul tavolo, alla luce del sole. Contemporanea non è solo uno splendido Festival, è una macchina che è destinata a crescere per portarci più velocemente nel futuro.

 

Edoardo Donatini
direttore del Contemporanea Festival

 

Contemporanea Festival è giunta alla sua undicesima edizione; il principio che ha mosso in questi anni il progetto è stato sempre quello di costruire opportunità, sperimentare occasioni artistiche, scrutare nuovi orizzonti. Il festival ha così accolto, nel suo tracciato decennale, numerose pratiche creative in stretto dialogo con compagnie e artisti con più visioni poetiche e di diverse generazioni, dando spazio a tutti quei formati che attualmente compongono la scena e la caratterizzano nella sua trasversalità. Oggi Contemporanea Festival si convalida come un progetto culturale rivolto ai nuovi ambiti della ricerca nel campo della cultura contemporanea e dello spettacolo dal vivo; un luogo privilegiato che riunisce importanti esperienze nazionali ed internazionali che interpretano in diverso modo l’infinita ricchezza e la varietà del nostro tempo.
Ma come sempre il festival non è solo un assunto teorico: per funzionare e agire deve diventare un corpo in movimento, un sistema multiplo con diverse intensità. Ed è per questo che ha sempre scelto di raccontare le urgenze del presente attraverso infinite traiettorie, costruendo reti, progettualità, strategie, secondo un’evidente intenzione di politica culturale. Una composizione complessa ma fragile, un’idea possibile mai definitiva, quasi una scienza combinatoria basata sull’organizzazione di oggetti eterogenei, non dissimile alla cultura della connettività contemporanea.


Contemporanea Festival_13 vuole strutturarsi, in questa edizione, come progetto di connessione a più livelli in cui confluiscono intuizioni, tracce e risultati di percorsi che attingono ad una rete di relazioni estese, una geografia fisica in dialogo tra il passato e il presente in una nuova dimensione territoriale. Il progetto da un lato disegna una nuova mappatura di luoghi per azioni performative distribuite in ambito urbano, creando una griglia di proposte che connettono le diverse esperienze e le progettualità presenti nel territorio, dall’altro costruisce reti articolate di relazioni in ambito nazionale ed internazionale, con collegamenti a progetti europei tesi a promuovere la circolazione e l’interazione di nuove esperienze artistiche e culturali.


Quando parliamo di connessioni ci rivolgiamo ad un sistema articolato di relazioni progettuali in una prospettiva di affinità reciproca; i legami e le relazioni tra soggetti diversi, a volte discordanti, delineano collaborazioni artistiche, condivisioni linguistiche, convergenze di politica culturale e potenziano la relazione di intensità e dialogo tra l’opera e lo spettatore con il desiderio di andare oltre ciò che dall’arte si attende.